RLS: chi è, cosa fa e perché è una figura centrale nella sicurezza sul lavoro

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RLS: chi è, cosa fa e perché è una figura centrale nella sicurezza sul lavoro

Nel mondo del lavoro, la sicurezza è una responsabilità condivisa. Ogni azienda ha l’obbligo di tutelare la salute dei propri dipendenti e di garantire ambienti lavorativi sicuri, ma per farlo in modo efficace serve un punto di collegamento tra lavoratori e datore di lavoro. Questo ruolo è affidato al RLS, ovvero il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza. Una figura tanto importante quanto spesso sottovalutata, la cui presenza è obbligatoria per legge e che riveste un ruolo fondamentale nel sistema di prevenzione aziendale.

In questo articolo analizziamo chi è il RLS, quali sono le sue funzioni, quando è obbligatorio nominarlo, quali competenze deve possedere e come formarsi per ricoprire correttamente questo incarico.

Chi è il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza

Il RLS è un lavoratore eletto o designato per rappresentare gli altri dipendenti su tutto ciò che riguarda la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Il suo compito principale è quello di promuovere la prevenzione, di vigilare sull’applicazione delle norme e di segnalare eventuali criticità, agendo come portavoce delle esigenze dei colleghi nei confronti del datore di lavoro.

Questa figura è regolamentata dal Decreto Legislativo 81/08, noto anche come Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro, che ne definisce funzioni, obblighi e modalità di nomina. Il RLS non è un consulente esterno né un ispettore, ma una figura interna che conosce da vicino le dinamiche aziendali e può intervenire tempestivamente in caso di rischi o incidenti.

Quando è obbligatorio avere un RLS

Secondo quanto previsto dalla normativa, in tutte le aziende con almeno un lavoratore è obbligatoria la presenza del RLS. Non importa se si tratta di una microimpresa, di un negozio o di un grande stabilimento industriale: anche un solo dipendente attiva l’obbligo.

Nel caso in cui l’azienda non individui internamente un RLS, è previsto che i lavoratori si avvalgano del RLS territoriale o di comparto, una figura esterna nominata da organismi paritetici o associazioni di categoria. Tuttavia, la designazione interna è sempre preferibile perché garantisce maggiore coinvolgimento e tempestività nelle segnalazioni.

Come si diventa RLS: elezione e requisiti

Il RLS viene eletto direttamente dai lavoratori all’interno dell’azienda. Non può essere imposto dal datore di lavoro, né scelto tra persone esterne. L’elezione può avvenire in occasione di un’assemblea aziendale o tramite procedure interne stabilite dal contratto collettivo.

Non esistono requisiti specifici in termini di titolo di studio o anzianità, ma è essenziale che il RLS:

  • sia un dipendente dell’azienda
  • goda della fiducia dei colleghi
  • sia disponibile ad assumere responsabilità e a seguire un percorso di formazione specifica

Dopo la nomina, il RLS ha l’obbligo di partecipare a un corso di formazione iniziale della durata non inferiore a 32 ore, e di aggiornarsi periodicamente.

Cosa fa il RLS: compiti principali

Il ruolo del RLS è complesso e articolato. Tra i suoi compiti principali, possiamo evidenziare:

  • accedere ai luoghi di lavoro per monitorare le condizioni di sicurezza
  • essere consultato preventivamente e tempestivamente in merito alla valutazione dei rischi e alla stesura del DVR (Documento di Valutazione dei Rischi)
  • ricevere le informazioni e la documentazione inerente la sicurezza (schede tecniche, relazioni, verbali)
  • proporre misure preventive e correttive
  • promuovere una cultura della prevenzione all’interno dell’azienda
  • partecipare attivamente alle riunioni periodiche sulla sicurezza
  • segnalare al datore di lavoro o al Servizio di Prevenzione e Protezione eventuali situazioni di pericolo

È importante sottolineare che il RLS non ha compiti esecutivi: non è lui a dover intervenire tecnicamente sui rischi, ma a favorire la comunicazione e la prevenzione.

Quali responsabilità ha il RLS

Una domanda frequente riguarda le responsabilità civili e penali del RLS. In realtà, questa figura non risponde legalmente in caso di incidenti o omissioni, proprio perché non ha potere decisionale o operativo. Tuttavia, ha una responsabilità morale e professionale nel vigilare e nel segnalare eventuali anomalie.

L’unico obbligo formale è quello di non divulgare informazioni riservate di cui venga a conoscenza nell’esercizio delle sue funzioni.

Perché è importante il RLS per l’azienda

Il RLS è un alleato strategico per il datore di lavoro. Una sua presenza attiva consente di:

  • migliorare il clima aziendale, facendo sentire i lavoratori più ascoltati
  • prevenire infortuni e malattie professionali, con benefici economici e sociali
  • facilitare l’adeguamento alle normative, evitando sanzioni
  • promuovere la formazione continua e la cultura della sicurezza

Investire nella formazione del RLS non è solo un obbligo, ma una vera opportunità per migliorare la qualità del lavoro e la reputazione aziendale.

Formazione obbligatoria e aggiornamento: cosa prevede la legge

La normativa prevede che ogni RLS partecipi a un corso base di almeno 32 ore, che deve coprire tematiche specifiche come:

  • principi giuridici della sicurezza
  • gestione del rischio
  • organizzazione della prevenzione aziendale
  • comunicazione e gestione dei conflitti
  • analisi di casi pratici

In seguito, è previsto un aggiornamento periodico della durata di almeno 4 ore annue per le aziende con meno di 50 dipendenti, e di almeno 8 ore per quelle con più di 50 lavoratori.

La formazione deve essere garantita dal datore di lavoro e può essere svolta anche in modalità e-learning, purché rispetti i criteri di validità formativa stabiliti dalla normativa.

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Conclusioni: il RLS è un presidio di prevenzione

Il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza è una figura che non va sottovalutata. È il primo punto di riferimento per i lavoratori in materia di prevenzione, ed è fondamentale per creare un ambiente di lavoro più sano e sicuro.

Formarsi per diventare RLS non è solo un obbligo, ma anche una grande opportunità di crescita personale e professionale. Ed è una scelta che fa bene a tutti: al lavoratore, al datore di lavoro, all’azienda e alla collettività.

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